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Compete/Non compete: questo è il problema!

  • Immagine del redattore: Elvis Informatico
    Elvis Informatico
  • 24 gen 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 31 gen 2020


Quante volte capita a chi lavora di sentire la frase "non è di nostra competenza", oppure "non devo farlo io", un leitmotiv (motivo conduttore) tipico soprattutto del mondo

IT (information technology). Si tratta di un vero e proprio bivio, perchè spesso siamo noi stessi a pensarlo, siamo noi a trovarci in difficoltà, se fermare un'attività in attesa la svolga chi di dovere, oppure chiudere un occhio e farla noi per evitare di esser messi alla gogna come bastian contrari. È un bel dilemma, ma bene o male gli attori in scena son quasi sempre gli stessi:



- il deluso: colui che dopo anni passati a fare il lavoro degli altri, senza ottenere ritorni, decide a prescindere di limitarsi a fare il suo.


- il rampante: spesso giovane ed assetato di carriera, fa di tutto per sperare in qualche applauso dei propri superiori diretti e/o indiretti.


- il politically correct: colui che fa presente al GdL (gruppo di lavoro) che non è la persona preposta, ma per il bene comune se ne prende carico lo stesso.


- il preciso: colui che si attiene fedelmente al suo perimetro operativo, senza fare una virgola di più, magari ufficializzando al GdL che è in attesa l'attività venga svolta di chi di dovere.

In tutti i casi, è sempre il momento a far capire come comportarsi, vi sono poi alcune "leggi" generali:


- se si lavora per un cliente ed il ritardo nell'attività è una sua responsabilità, occhio a farglielo presente, perchè generalmente tutti i clienti sono un po' permalosi...


- mai farsi vedere fermi a girarsi i pollici pensando che tanto l'attività è bloccata da cause/attori esterni.


Alla fine è un film già visto molte volte, le dinamiche di lavoro si replicano continuamente, i copioni son sempre gli stessi e dietro ai comportamenti delle persone ci sono sempre i propri sentimenti. Essere professionali vuol dire saper mettere da parte rabbia, frustrazione, eccitazione, eccessivi entusiasmi, concentrandosi solo su quel che bisogna fare e ragionando per obiettivi. In generale, occorre rendersi conto di quando si finisce preda di sentimenti, soprattutto quelli negativi, perchè non ci permettono di vedere le cose con la serenità e la calma, che nel lavoro sono a dir poco fondamentali! Insomma ragazzi, meglio sempre contare fino a dieci, meglio un sospiro in più rispetto ad una vena che si chiude con effetti imprevedibili...



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