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Ipno-Social: Input massimo a tempo zero

  • Immagine del redattore: Elvis Informatico
    Elvis Informatico
  • 1 lug 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Internet e la Globalizzazione, dagli anni '80 ai giorni nostri, c'è un fattor comune? Più di uno probabilmente, ma tra i più evidenti va sicuramente annoverata la velocità. E' un concetto quest'ultimo che si applica a vari livelli del mondo globalizzato: dalle prime connessioni Dial-Up alla fibra ottica, dai siti internet di prima generazione (web statico con mere pagine di testo) al web 2.0 (siti interattivi e multimediali), dal telefono di casa al cellulare, dalle prime chat private ai social network. Quali sono le direttrici che hanno cambiato per sempre la nostra società? Oltre alla performance dei servizi, come non rendersi conto dell'individualismo sempre più spinto verso cui stiamo andando, della corsa ai follower, del sentirsi protagonisti, della guerra delle visualizzazioni, del filmare piuttosto che vivere, del registrare anziché intervenire e salvare? Qual è l'obiettivo di tutto questo circo? Senza essere tacciato di complottismo, se proviamo a fermarci un secondo, spegnere il telefono e disconnetterci dalla rete, ci rendiamo conto che c'è un mondo che respira insieme a noi, fatto di alberi, vento, voci, sorrisi, calore e contatto. Quasi ce ne eravamo dimenticati, quasi ci stiamo dimenticando della carta a favore dei libri digitali, degli audiolibri al posto della lettura attiva, delle aule piuttosto che le video-conferenze, delle riunioni piuttosto che lo smart working. Per carità, non è lo schierarsi l'obiettivo di questo "sfogo", non è scontata retorica a favore del "vecchio mondo", dei bei tempi andati, no! Ma ci sarà pure un equilibrio, o dobbiamo schizzare sempre da una rivoluzione all'altra bruciando ogni riferimento del passato? Ci sarà una via di mezzo in tutta questa corsa alle visualizzazioni? Un altro fattor comune che viene in mente è la frenesia, correre continuamente per diventare sempre più multi-tasking: con i fantastici audiolibri puoi "leggere" mentre guidi o stiri, con le app puoi vedere un film mentre sei sull'autobus e non ti accorgi più neanche del Colosseo, del Duomo, del Ponte Vecchio, la torre di Pisa, delle persone. Altro fattore comune è la perdita di concentrazione, non siamo più capaci di fare una cosa alla volta! Non siamo più capaci di dedicarci a qualcosa senza dover fare anche qualcos'altro, in una sola parola: distrazione. Facciamo tutto distrattamente, così da fare niente fatto per bene. Non ci rendiamo forse conto di quanto siamo costantemente bombardati dall'era digitale, il nostro pollice opponibile è sempre più tonico a furia di scorrere bacheche, siamo sempre più chini sullo schermo ipnotizzati da luci ed audio. E proprio nel mondo dei social queste dinamiche sono ancora più spinte, la massima espressione dell'effetto ipnotico è il rheel o lo short! In poche parole, video flash di pochi secondi, nemmeno minuti. Qual è la dinamica che si cela dietro a questa nuova modalità multimediale? Che abbiamo sempre meno pazienza! Abbiamo bisogno di contenuti sempre più rapidi piuttosto che aspettare per capire, per vedere, per studiare. E' così anche nel campo della divulgazione online, ci sono i rheel che parlano di fisica e matematica, di storia e quant'altro. Per carità, la multimedialità è una risorsa ed è così che va vista, ma come sempre la nostra società è estrema in tutto. Cosa potremmo mai apprendere di stabile e duraturo nell'arco di 30 secondi? Quanto sono alte le probabilità di dimenticarlo dopo pochi minuti? Soprattutto dopo aver visto altri 10-20 video successivi? Quanto ci rimane di tutto questo? E soprattutto, quanto tempo ci abbiamo perso? Uso il termine "perso" proprio perché lo rimuoveremo dopo pochi istanti, mentre un libro no, ci metteremo più tempo ma ci resterà dentro tanto a lungo da tornarci in mente nel corso della vita. Ma parlando di cose concrete, il vero rischio è lo schermo. Questo dannato strumento ci bombarda la testa con luci e volumi alti, l'effetto è visibilissimo nei bambini, quando li vedi innervosirsi o rincoglionirsi davanti ai tablet nei ristoranti, o perdere il sonno la notte perché negli occhi chiusi si proiettano di nuovo le luci di quei dannati schermi. E' un effetto ipnotico, che mette insieme hardware e software al solo scopo di rincoglionire l'utente, fargli dimenticare tutto mentre viene bombardato di contenuti sempre più brevi e numerosi: input massimo a tempo zero! Questo rapporto inversamente proporzionale tra brevità e numerosità dei contenuti è proprio l'effetto che ci tiene incollati agli schermi. La soglia di attenzione si sta affievolendo sempre più, la noia subentra sempre prima (vista solo in un'ottica negativa anziché come stimolo), la pazienza finisce quasi subito. Non siamo più capaci di attendere, di aspettare per capire, di dare fiducia a quello che stiamo osservando. Dopo 15-30 secondi il contenuto si è esaurito e non abbiamo perso la pazienza proprio perché è durato poco, non abbiamo nemmeno fatto in tempo ad annoiarci che viene proposto subito un nuovo short, pronto a catturare di nuovo la nostra attenzione. L'ipnosi si rinnova per altri 30 secondi e magari stavolta andrà meglio, il contenuto ci farà ridere ed avremo voglia di condividerlo per estendere a macchia d'olio l'effetto ipnosi, generando la cosiddetta "viralità" di un contenuto. La viralità è leggera, in senso negativo però. Non è mai virale qualcosa di utile ed importante, bensì lo è la stupidità, nei comportamenti umani e nella derisione globale. Essere stupidi è facile, ed è stupido anche dirlo, ma basta restare in superficie, uccidere la curiosità ed il dubbio, essere superficiali anziché dubitare ed indagare, anziché capire! Capire richiede tempo e non frenesia, concentrazione e non distrazione, esattamente l'opposto di quell'effetto ipnotico sopra citato, l'opposto di questa droga digitale che seduce e rincoglionisce adulti e bambini. Perché non usiamo la tecnologia e la modernità per ricordarci le cose importanti? Per non dimenticarci com'era una volta? Come leggere un libro fatto di carta ad esempio! Si cerca sempre il profitto più spinto, spietato ed insensato, come chi non vende libri bensì il loro riassunto, la sintesi della sintesi di un argomento, servizi per utenti che usano sempre meno il cervello. Troviamo la forza di fare quel clic interiore, di darci quel buffetto che ci faccia dire "cavolo! Ho voglia di sostanza! Ho voglia di sentire ed usare tutti i miei cinque sensi". Non facciamoci drogare dalla tecnologia quotidiana, non estirpiamo le nostre radici, studiamo la storia per comprendere il presente e vedere nel futuro. La tecnologia è sempre più concepita per renderci immobili, impartendo comandi con la bocca o addirittura con gli occhi, isolandoci dalle emozioni, quelle vere che ti fanno stringere una mano, sfogliare un libro, cogliere un fiore od aiutare un anziano. Quelle emozioni che non ti fanno temere la solitudine, bensì te la fanno capire, per provare ciò per cui l'uomo ha sempre storicamente combattuto: la libertà.


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